Nonostante i progressi fatti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’Italia rincorre gli altri paesi europei.
Molti italiani adulti (stima il 20%)* si trovano a dover fare i conti con il “digital divide”, che identifica il divario esistente tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e chi ne è escluso o ne fa un uso limitato.
C’è una parte significativa della popolazione che non ha accesso a internet e prima ancora non ha le competenze necessarie per utilizzare gli strumenti digitali. Questo crea un divario tra coloro che possono sfruttare le opportunità offerte dal mondo digitale e coloro che rimangono esclusi.
Tra i principali fattori che contribuiscono a questa situazione: la mancanza di una strategia politica concreta, non bastano i titoli, e di investimenti in infrastrutture e nell’educazione digitale.
La strategia nazionale Italia digitale 2026
L’Italia è ultima in Europa per il numero di iscritti a corsi di laurea STEM in rapporto alla popolazione. Il confronto fatto sul numero di iscritti ai corsi di laurea in materia di ICT, evidenzia un dato significativo; abbiamo 0,7 iscritti per ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.
Il capitale umano digitale è una delle emergenze del Paese, insieme alle infrastrutture. La carenza di competenze rischia di aumentare il divario culturale e ritardare la transizione tecnologica, ecologica e sociale in atto.
Secondo uno studio realizzato da Ambrosetti in collaborazione con Microsoft, entro il 2026 in Italia ci sarà un gap di 2 milioni di lavoratori con competenze digitali insufficienti.
I gap di competenze digitali hanno un impatto negativo sulla società e sull’economia italiana. Le aziende si trovano ad affrontare una carenza di personale qualificato nel settore digitale, che rallenta l’innovazione e la crescita economica.
Per superare questo gap, è necessario adottare politiche industriali attive, creare il senso di urgenza che Kotter** pone al primo posto delle 8 fasi del cambiamento.
Partire dalla consapevolezza e dalla formazione digitale, per promuovere l’adozione delle nuove tecnologie digitali in tutti i comparti economici del Paese.
Le competenze digitali sono state identificate come leva fondamentale per realizzare la transizione ecologica, sociale ed economica, ed è fondamentale raggiungere questo obiettivo di riduzione delle disuguaglianza che troviamo anche nei SDGs obiettivi della Sostenibilità nell’Agenda 2030.
Vediamo insieme alcune priorità di intervento:
- Aumentare e diffondere le infrastrutture informatiche per l’accesso ad Internet
- Programmi di alfabetizzazione digitale, aumentare le competenze e agevolare la transizione digitale.
- Strategie educative inclusive: adottare modelli di apprendimento che tengano conto delle differenze nell’accesso ai dispositivi digitali.
- Aumentare il network tra settore pubblico e privato.
Impresa, da dove partire?
In UPstrategy il 50% del nostro team è riconosciuto come Innovation Manager dal MIMIT Ministero del Made in Italy, ci avvaliamo di partner specializzati nel trovare le leve del finanziamento per sviluppare idee, competenze e progetti.
Come realizzare l’integrazione digitale: Voucher dell’innovazione, https://www.mimit.gov.it/it/incentivi/voucher-per-consulenza-in-innovazione-secondo-sportello e diversi bandi di carattere Regionale, Nazionale ed Europeo, tra questi:
Bandi a livello Nazionale
- Piano Transizione 4.0 previsto dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), Beni strumentali – Nuova Sabatini, il bando Digital Transformation.
Bandi a livello Europeo
- Il Bando ADMA TranS4MErs – Transformation Programme, il Bando Invest Eu, il Bando ELSA- Horizon Europe.
*Fonte “think tank The European House”
** John P. Kotter Professore della Harvard Business School e leader di pensiero sul cambiamento organizzativo sviluppato nel modello di cambiamento in 8 fasi.
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